Il ruolo strategico, rivestito dal biometano, deriva dal suo impatto nel facilitare l'attuazione della transizione energetica. Ciò impone valutazioni e studi finalizzati ad aumentare il livello di sicurezza degli impianti dedicati alla sua produzione. In questo contesto, il presente articolo descrive un caso studio, focalizzato sulla classificazione, mediante uno specifico software, della zona Atex, che potrebbe essere generata dal possibile rilascio di biometano dal compressore presente nell'unità di compressione.
Roberto Lauri
- Roberto Lauri, INAIL, Dipartimento Innovazioni Tecnologiche e Sicurezza degli Impianti, Prodotti e Insediamenti Antropici
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Il ruolo dell'H2 nell'attuazione della transizione energetica. Viene considerato come fonte rinnovabile solamente l'idrogeno "verde" ricavabile dall'elettrolisi dell'acqua, sfruttando l'energia elettrica, prodotte da fonti rinnovabili, o il bioidrogeno, la cui produzione, che si basa principalmente sulla fermentazione della frazione organica dei rifiuti solidi urbani (Forsu), è, al momento, in fase di studio su scala pilota.
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Ottimizzazione del grado di diluizione per l'emissione dalla valvola di sicurezza del compressore. Nei luoghi al chiuso, come l'unità di compressione degli impianti di produzione di biometano, la definizione dei parametri di esercizio del sistema di ventilazione artificiale è estremamente importante al fine di prevenire la possibile formazione di atmosfere potenzialmente esplosive. L'articolo descrive una procedura finalizzata ad ottimizzare il grado di diluizione, che dipende dalla velocità di ventilazione. La procedura è stata focalizzata sul rilascio del biometano dalla valvola di sicurezza del compressore.
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Uno dei principali pericoli, associati alla produzione del biometano, è la possibile formazione di atmosfere potenzialmente esplosive. L'articolo illustra un approccio metodologico finalizzato a ridurre la pericolosità delle zone Atex dovute a rilasci accidentali di biometano dal compressore. L'obiettivo dell'approccio è l'ottimizzazione del grado di diluizione in funzione della velocità di ventilazione.
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Negli impianti Seveso, la valutazione delle conseguenze degli eventi incidentali è basata sulla stima delle estensioni delle zone di rischio. L'articolo è focalizzato su un deposito di idrocarburi, situato nell'Italia Centrale. L'obiettivo del lavoro è finalizzato a confrontare le estensioni delle zone di rischio, derivanti da un pool fire di benzina. In particolare, due specifici modelli (il modello Yellow Book e il modello Two Zones) vengono usati per calcolare le ampiezze delle aree di rischio.
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Uno dei principali pericoli, associati alla produzione di biometano, è la possibile formazione di atmosfere potenzialmente esplosive. L'articolo descrive un approccio metodologico finalizzato a stimare l'estensione delle zone pericolose, dovute a rilasci accidentali da potenziali sorgenti di emissione. Nel caso studio, la sorgente esaminata è il compressore, installato nell'unità di compressione (luogo al chiuso) degli impianti di produzione di biometano. Il biometano è una fonte di energia rinnovabile, che si ottiene principalmente da biomasse agricole (colture dedicate, scarti agricoli, deiezioni animali, etc.) e agroindustriali (scarti della filiera alimentare) e dalla frazione organica dei rifiuti solidi urbani (FORSU).
Compressione di biometano: trafilamenti e possibile formazione di atmosfere potenzialmente esplosive
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Uno dei potenziali pericoli connessi con la produzione di biometano è la possibile formazione di atmosfere potenzialmente esplosive. La centrale di compressione è il componente, che deve essere particolarmente monitorato, perché può comprimere il biocombustibile fino a circa 80 bar. L'articolo illustra alcune soluzioni tecniche finalizzate a ridurre le perdite di biometano dai compressori alternativi. La riduzione delle perdite è un aspetto cruciale per evitare la formazione di miscele esplosive durante la compressione.
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Il bioetanolo è un liquido infiammabile alto bollente e la sua evaporazione da pozze potrebbe generare atmosfere potenzialmente esplosive negli impianti industriali, in cui è prodotto o stoccato. Quindi un accurato studio della sua evaporazione potrebbe diventare uno strumento molto importante al fine di classificare le zone, dove miscele esplosive potrebbero formarsi. L'articolo riporta i risultati dello studio dell'evaporazione del bioetanolo mediante uno specifico software, che viene spesso utilizzato per valutare le conseguenze degli incidenti negli impianti Seveso.
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In caso di rilasci di liquidi infiammabili alto bollenti, come il bioetanolo, la portata massica evaporante influenza fortemente la procedura di classificazione delle aree, in cui potrebbero formarsi delle atmosfere potenzialmente esplosive. Il trasferimento di massa è il principale fenomeno, che causa l'evaporazione di tali liquidi. L'articolo confronta tre modelli predittivi per calcolare il coefficiente di trasferimento di massa, che è un parametro fondamentale al fine di stimare la portata evaporante.
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Il biometano, prodotto mediante l'upgrading del biogas, può essere considerato una valida alternativa ai combustibili fossili. Uno dei principali pericoli, associati con la sua produzione, è la possibile formazione di atmosfere potenzialmente esplosive. L'articolo illustra i risultati di uno studio focalizzato sulla valutazione dell'influenza della pressione di produzione del biometano sul grado di diluizione, il quale è un parametro fondamentale per classificare le aree, in cui si potrebbero formare delle miscele esplosive.
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Analisi di modelli predittivi per la classificazione delle aree con possibile presenza di atmosfere potenzialmente esplosive. Uno dei principali pericoli, associati con la produzione di bioetanolo, è la possibile formazione di atmosfere potenzialmente esplosive, generate dai suoi vapori. L’articolo è focalizzato sul confronto tra due modelli predittivi finalizzati a stimare il tasso di evaporazione di bioetanolo da pozza, il quale è un parametro fondamentale per determinare il grado di diluizione, che viene usato per classificare le zone caratterizzate dalla possibile presenza di miscele esplosive.
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Assume un ruolo rilevante, nell’analisi di rischio di un complesso industriale, la definizione della forma e delle dimensioni delle zone pericolose, dovute alla formazione di un’atmosfera potenzialmente esplosiva a causa di rilasci di gas infiammabili. Per quanto riguarda la forma delle suddette regioni spaziali, occorre in primo luogo conoscere le principali grandezze chimico-fisiche della sostanza esaminata.
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Le assunzioni necessarie per giungere alle semplici formule gaussiane sono molto stringenti e spesso sono solo parzialmente soddisfatte nella pratica. Nonostante questa limitazione, proprio in virtù della loro semplicità applicativa, i modelli gaussiani sono ampiamente utilizzati nell’analisi del rischio. Il motivo basilare del loro successo risiede nel fatto che essi sono in grado di rappresentare correttamente i principali comportamenti qualitativi (ad esempio la distribuzione gaussiana della concentrazione all’interno del pennacchio o della nube) e che un accordo quantitativo con la realtà viene raggiunto tarando i coefficienti di dispersione (?y e ?z) attraverso il confronto tra le previsioni dei modelli gaussiani e i risultati di misure sperimentali, anziché essere calcolati partendo da considerazioni teoriche come sarebbe viceversa possibile.
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Negli impianti DeNOX un accidentale rilascio di vapori di NH3 può generare un’atmosfera potenzialmente esplosiva. Nel presente lavoro le Norme CEI 31-35 e CEI EN 60079-10-1 sono utilizzate per stimare la distanza pericolosa e il tempo di persistenza, riferiti a un’emissione di vapori di ammoniaca dalla valvola di regolazione della portata.
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...di una nube di vapori di ammoniaca Negli impianti DeNOX ingenti quantitativi di NH3 sono impiegati per ridurre le emissioni di NOX. Il presente lavoro descrive un metodo predittivo, che consente di stimare la sovrappressione generata dall’esplosione di una nube di vapori ammoniacali (viene ipotizzato un accidentale rilascio di soluzione ammoniacale). Questo metodo richiede la conoscenza della massima velocità della fiamma, che dipende dagli effetti combinati del confinamento, della reattività del combustibile e del grado di congestione dell’area considerata.
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Negli impianti DeNOX i serbatoi di stoccaggio della soluzione ammoniacale e le tubazioni possono essere soggetti a rilasci, che potrebbero generare vapori tossici e infiammabili di NH3. Un bacino di contenimento dotato di una cortina d’acqua costituisce un’affidabile misura per garantire la sicurezza degli operatori. Infatti, essa è un’efficiente tecnica per la mitigazione delle conseguenze derivanti da vapori di ammoniaca, in quanto consente la loro diluizione e il loro assorbimento.
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La soluzione acquosa di urea viene riscaldata mediante vapore saturo per produrre una miscela gassosa contenente NH3. È richiesto un preciso controllo della temperatura per evitare danni all’idrolizzatore. A tal proposito viene installato un desurriscaldatore per ridurre la temperatura del vapore surriscaldato mediante l’iniezione di acqua al fine di rispettare la temperatura di progetto del reattore di idrolisi. Il set point della temperatura del vapore da alimentare viene raggiunto mediante un circuito di regolazione.
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La riduzione catalitica selettiva è una tecnologia di controllo, operante a valle del processo di combustione e basata sulla conversione degli ossidi di azoto (NOx) in azoto molecolare (N2) ed acqua (H2O). L'ammoniaca è l'agente riducente maggiormente utilizzato nelle applicazioni SCR.
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Nelle centrali termoelettriche alimentate a carbone si ricorre al processo SCR per contenere le emissioni di NOx e pertanto il piano di gestione del reattore catalitico è divenuto un aspetto, che ha acquisito un crescente interesse. La disattivazione del catalizzatore è parte integrante del processo SCR e dipende dalla composizione chimica dei carboni. Depositi di composti sulla matrice catalitica impediscono l’accesso ai siti attivi, determinando una riduzione del potenziale del reattore e quindi dell’abbattimento degli NOx. Il potenziale del reattore rappresenta l’elemento chiave, che decreta il corretto svolgimento della rimozione degli NOx.
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I sistemi SCR impiegano ammoniaca anidra o una soluzione ammoniacale per la riduzione degli NOx. L'ammoniaca anidra è classificata come sostanza pericolosa e tossica ed è soggetta a restrittive normative imposte dall'OSHA. Le soluzioni acquose, caratterizzate da concentrazioni inferiori di NH3, presentano fattori di rischio, derivanti dal loro trasporto, carico nei serbatoi e stoccaggio. Il processo AOD si fonda sull'idrolisi dell'urea per produrre NH3 gassosa e quindi evita i rischi l
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Il parco termoelettrico italiano è costituito da un cospicuo numero di gruppi a vapore, che, come ben noto, sono caratterizzati da livelli di emissione di particolato sensibilmente superiori rispetto agli impianti a ciclo combinato. Il presente lavoro, quindi, analizza alcune caratteristiche dei filtri a maniche, considerati miglior tecnologia di riferimento nell'abbattimento delle polveri sottili.
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